Simeto: Aorta della Sicilia

SIMETO: AORTA DELLA SICILIA

La fluidità del fiume le cui acque scorrendo non sono mai le medesime, sembra essere in antitesi con l’eterna stabilità del primordiale colonnato lavico. Tuttavia, il primo e il secondo rappresentano, sotto antitetiche sembianze, le indomabile forze della natura. Ma ben altre forze albergano in questo luogo che tu, artista degli dei primordiali, hai sapientemente cristallizzato con i tuoi ispirati scatti. Risalendo le correnti, chi se ne rendesse degno, potrebbe vedere, non con occhi umani, giocose Ninfe che rincorrendosi tra i flutti e gli equiseti, schizzano miriadi di smeraldine gocce fluviali. Non si faccia scoprire l’umano osservatore che osi penetrare nel mondo delle divinità , poiché “Tremendi son gli Dei quando appaiono alla luce del sole”, e allora dietro un tronco secolare o una arenaria primordiale, in agguato, si scorgera’ Lui, il dio cornuto, il predatore di vergini, Pan, intento ad osservare le dee per rapire la più bella che, al suono del suo flauto, in estasi, senza indugio lo seguirà per concedersi a Lui affinché altri dei, frutto della incontenibile forza procreativa del dio della natura, popolino quei boschi decantati dal poeta mantovano.

Ascolterà, se ne è degno, non con umane orecchie, l’uomo che avrà l’ardire di continuare il viaggio risalendo i flutti e vincendo le ripide pareti laviche, nei pressi di un ponte che un tempo il genio romano eresse sfidando le cateratte del Simeto, i canti gregoriani di un sant’uomo la cui anima, abbandonato il suo minuto corpo, al paradiso rinunciando, preferì continuare eternamente a calcare quelle rive a lui care. Proprio in questo luogo, alzando lo sguardo, vedrai la diroccata chiesa che lo spirito del Santo non intende abbandonare; lì da presso, una fragorosa cascata precipita sul fiume, dando vita nel luogo ove l’una è l’altro si uniscono, ad una colonia di equiseti, segno della purezza delle acque di quel luogo, e di nuovo il senso del sacro ti sopraffarrà. Sì, perché in ogni epoca i medesimi luoghi produssero, nell’animo dell’uomo sensibile, le medesime emozioni, solo che ognuno le diede nomi diversi. Non solo, mio caro neofita, direi che ognuno lì, può incontrare il Genius loci utilizzando i magici strumenti dell’epoca sua; se al monaco furono congeniali i canti gregoriano o il messale e all’antico siculo l’alloro piuttosto che il sangue di un toro, per te la divinità fluviale si è specchiata nell’obiettivo della tua fotocamera.

Ad majora

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