Dalla Terra Santa ad Adrano. Ishtar, Salomone, i Templari: quali relazioni?

Dalla Terra Santa ad Adrano. Ishtar, Salomone, i Templari: quali relazioni?
Nel 1314, l’ultimo maestro templare, Jacques de Molay, in seguito alle accuse infamanti mosse da Filippo IV re di Francia soprannominato il bello, venne arso vivo e l’Ordine templare di cui egli era il gran maestro, dichiarato sciolto da papa Clemente V. Tutti i possedimenti appartenuti ai Templari vennero allora assegnati all’ordine Gerosolimitano, al quale quello dei Templari era affine e del quale probabilmente era stato la costola. In Sicilia, intanto, laboratorio da cui provenivano le innovazioni, non solo politiche, che furono adottate spesso in tutta Europa, Federico II anticipava il re di Francia di mezzo secolo. Infatti, dopo le ostilità mostrate dai due Ordini nei confronti di Federico in Terra Santa, in quanto appoggiavano la politica del papa, l’Ohenstaufen nel 1229 espropriava i due ordini di tutti i beni da loro posseduti nel territorio siciliano. Ma se un anno dopo l’imperatore, venuto a patti con il papa, restituiva i beni agli ordini caduti in disgrazia, il re di Francia, ottant’anni dopo, non avrebbe fatto altrettanto. Tuttavia, se Filippo il bello, nel 1307 riusciva nell’opera di spoliazione dei possedimenti templari, le ricchezze trasportabili quali erano gli ori che potevano essere contenuti nei robusti forzieri, le conoscenze scientifiche e metafisiche acquisite dall’Ordine in Terra Santa, quando si manifestarono i prodromi della persecuzione francese, presero il largo al seguito dei cavalieri con la croce cucita sul petto. Alcuni di questi cavalieri con i loro pesanti forzieri si recarono in Portogallo ove furono ben accolti e dove assunsero il nome di cavalieri dell’Ordine del Cristo. Altri Cavalieri, con navi stracolme di forzieri, passarono in Scozia ove una famiglia tra le più nobili della regione, i Sinclair, fornì loro la necessaria protezione politica. Mezzo secolo dopo l’arrivo dei Templari in Scozia, i Sinclair erano diventati così ricchi da essere in grado di finanziare spedizioni nel nord America, in un luogo che assumerà il nome di nuova Scozia, e ciò ancor prima che Colombo scoprisse ufficialmente le Americhe nel 1492. Dai documenti emerge che un Sinclair aveva partecipato alla prima crociata del 1096; conclusa questa tre anni dopo con la conquista della città di Gerusalemme e avendo i cavalieri eletto Goffredo di Buglione protettore suo protettore, veniva anche costituito l’Ordine del Tempio, così chiamato in quanto aveva la propria sede in una delle stanze del distrutto tempio di Salomone a Gerusalemme. Successivamente la figlia dello scozzese era andata in moglie a uno dei fondatori dell’Ordine, Ugo de Payns (forse da identificare con Ugo dei Pagani come affermato nel nostro articolo “I Templari in Adrano”). Si giustifica così, in seguito alla persecuzione di Filippo il bello, la scelta di alcuni Templari di recarsi in Scozia.
GLI (O) SPITALERI DI ADRANO.
Si potrebbe tracciare per la città di Adrano un parallelismo con le vicende dei Templari scozzesi?
Di certo è che la famiglia degli Spitaleri appare in Adrano fin da quando gli ordini monastico cavallereschi si insediarono nella città plurimillenaria che fu sede del tempio della divinità sicana eponima. Tuttavia il loro nome sembra essere collegato agli Ospitalieri e non ai Templari e i primi, a differenza dei secondi, non furono né sciolti da papa Clemente V, né spogliati dei loro beni dal re francese, anzi essi acquisirono i beni di cui i Templari verranno successivamente espropriati ed è possibile che proprio da questa espropriazione la famiglia adranita abbia accresciuto il proprio prestigio e le proprie ricchezze. Infatti, non è a noi passato inosservato che nella lista genealogica della famiglia appare un Barone Spitaleri di S. Elia. Era, quella di S. Elia, una ricca contrada appartenuta ai Templari, coltivata per la maggior parte a vigneti, come si evince da alcuni atti di compravendita fra privati, redatti rispettivamente negli anni 1135-60-90 in cui compaiono, come testi firmatari, certi ‘sospetti’ frati (articolo citato). Dagli atti sopra citati, si evince dunque, che ancora fin al 1190 il priorato di S. Elia di Adrano, rientrava fra i beni posseduti dall’Ordine; l’acquisizione da parte di un privato (Barone (O) Spitaleri?) pertanto, dovrebbe collocarsi dopo questa data e potrebbe dunque essere avvenuta nel 1230, quando cioè Federico II espropriò i Templari e gli Ospitalieri dei beni acquisiti in terra di Sicilia. E’ altresì possibile che lo stesso appellativo di Ospitalieri, che diventerà il cognome della famiglia, sia stato acquisito dal nuovo possessore (un cavaliere crociato che orbitava tra gli interessi degli Ospitalieri?) dei feudi nel momento del passaggio di proprietà. Infatti, sfogliando il poderoso libro -” Mille anni di storia dei migliori vini dell’Etna” -, generosamente a noi omaggiato dal suo autore rampollo della prestigiosa famiglia degli Spitaleri, Arnaldo, in cui si raccontano mille anni di storia dei vini prodotti dalla famiglia, e in cui indirettamente si traccia una genesi della famiglia medesima, non è a noi sfuggita l’affermazione qui riportata per esteso: “Ormai imparentati con le nobili famiglie siciliane scelgono già dal Trecento anche loro (gli Spitalieri) un simbolo, uno stemma, che li possa contraddistinguere”. Ebbene, la data in cui si effettua il su citato salto sociale con il quale la famiglia, da grande detentrice di fertili terreni agricoli accede alla nobiltà, ci riporta al periodo in cui si svolse la brevissima diatriba tra l’ordine degli Ospitalieri, quello templare, e Federico II. Quando l’Ohenstaufen sarà costretto a barattare la propria riabilitazione politica compromessa dalla scomunica papale e restituire i beni sottratti ai due ordini, gli (O) Spitaleri verosimilmente sarebbero entrati già a far parte, attraverso matrimoni trasversali, di quelle nobili famiglie ritenute ormai intoccabili, alcune imparentate con lo stesso Federico II, come quella dei Ventimiglia, conservando per sé i terreni appartenuti all’ordine e acquistati legittimamente.
Onde dar corpo alla ricostruzione degli eventi che interessano il territorio adranita e le nobili famiglie che lo abitarono, e fare intendere quali intrecci di interessi politici ed economici potessero essere stati intessuti allora come ora, fra i nobili da un lato e i nuovi arricchiti dall’altro, basti fare riferimento ad un atto notarile datato 1131 giunto integralmente fino a noi, attraverso il quale avvengono dei trasferimenti di terreni presso l’isola di Lipari. Ebbene, tra i testi firmatari del su detto atto, è presente il sacerdote Fulconis il cui cognome riconduce alla dinastia reale dei Plantageneti della quale successivamente Federico II avrebbe sposato una lontana erede, Isabella d’Inghilterra. Isabella, l’ultima moglie del re siciliano, era la figlia di Giovanni senza terra, fratello di Riccardo detto cuor di leone. Con questi, Federico, come diremo più avanti, intreccerà il suo destino in Terra Santa. .
SCOZIA E SICILIA: I RE IMPARENTATI.
Si evince, grazie alle ricerca documentaria, che i re al governo delle nazioni che costituiranno la futura Europa non solo erano imparentati tra loro, ma facevano convergere i propri interessi e le proprie ambizioni, non senza scontrarsi spesso, su obiettivi comuni. Uno di questi obiettivi era costituito dall’ambizione di ottenere il prestigioso regno della Terra Santa che, attraverso la prima crociata, era stabilmente detenuto dai Franchi. Le ambizioni di Federico II e Riccardo, re d’Inghilterra, ora si scontravano o forse semplicemente si incontravano, in Terra Santa. Con la morte di Riccardo e il matrimonio di Federico con la nipote del re, Isabella d’Inghilterra, veniva verosimilmente appianato ogni possibile disguido e stemperata ogni ambizione inglese nei riguardi della città santa. Non possiamo allargare le indagini in questa sede, per ovvi motivi di brevità, circa gli interessi incrociati che intercorsero tra Saladino e Riccardo re d’Inghilterra prima, e successivamente tra Federico II, nipote del re, e Al’Kamil nipote di Saladino, rapporti sospettosamente cordiali fra i quattro protagonisti, che portarono alla pacifica suddivisione del territorio palestinese tra Cristiani e Musulmani. .

Chiesa di S. Agostino, già Chiesa dell’Annunziata.

LA CHIESA DELLA MADONNA ANNUNZIATA DEI PADRI AGOSTINIANI DI ADRANO.
La chiesa cui facciamo cenno nel titolo del capitolo che segue, oggi intitolata a S. Agostino, fu la originaria cappella della Compagnia dei Nobili Bianchi – sorta ad Adrano nel 1568, subito dopo quella di Palermo e due anni prima di quella di Catania -; è quanto deduciamo dalla lettura della biografia del sacerdote adranita Francesco Musco, vissuto ad Adrano nel ‘500, compilata dal Barone Vincenzo Spitaleri, che la diede alle stampe nel 1735. Nell’opera apologetica del sacerdote, a Pag 35, il barone fa cenno alla chiesa dell’ Annunziata come il luogo scelto per la sepoltura dei poveri. Durante i lavori di ripavimentazione della sacrestia, come affermato dal parroco Rev. Padre Abate, si rinvenne nella attuale chiesa di S. Agostino ex Annunziata, un solaio a copertura di un ipogeo; non essendo interessati ad esplorarlo, motivati da umana pietas, non avendone tra l’altro individuato l’ingresso, ci si limitò, in quella circostanza, a eseguire la ripavimentazione del solaio, consegnando all’indagine documentaria le possibili prove di quanto in questa sede ricerchiamo. La genesi della Compagnia dei Nobili Bianchi, sorta ad Adrano nel 1568, subito dopo quella di Palermo e due anni prima quella di Catania, e che assurse in Sicilia ad un improvviso prestigio e potere economico, è stata dagli storici poco indagata: noi, in uno dei precedenti nostri articoli, avevamo avanzata l’ipotesi secondo la quale essa potesse essere stata una ricostituzione del disciolto Ordine dei Templari (vedi l’articolo ‘Rinominazione della città di Adernò in Adrano). Il nome di Chiesa dell’ Annunziata, si riscontra anche per una cappella appartenuta ai Nobili Bianchi a Castelfranco di sopra, nei pressi di Firenze, nel XIV sec. La stessa città di Firenze in cui i Nobili Bianchi si costituirono prima che altrove, presenta un simbolismo riconducibile alla Compagnia di cui diremo a suo luogo. Il fatto che il Palazzo dei Bianchi fosse appartenuto alla nobile e antica famiglia dei Ventimiglia, e questi l’avessero ceduta ai Bianchi di Adrano per farne la loro sede, avvalora ulteriormente la ricostruzione che esporremo di seguito. Si aggiunga che i Moncada consideravano Adrano la perla dei loro possedimenti. I componenti di questa famiglia, giunta in Sicilia alla fine del ‘400 divennero prima conti di Adrano e Caltanissetta e nel 1565 principi di Paterno’.

Castello di Threave in Scozia
Castello di Threave in Scozia

IL SIMBOLISMO TEMPLARE DALLA TERRA SANTA AD ADRANO.
I recenti lavori di restauro, tuttora in corso nella su nominata chiesa adranita, hanno portato alla luce un tripudio di affreschi decorativi nelle pareti e sulla volta che, a nostro avviso, contribuiscono a darci ragione sull’ intuizione a noi balenata in tempi non sospetti circa il ruolo esercitato ad Adrano e in Sicilia, dalla Compagnia dei Nobili Bianchi e che di seguito esporremo. I lavori di restauro hanno fatto emergere una stupefacente decorazione di natura floreale in cui sono raffigurati, attraverso il sapiente e armonico utilizzo di colori di un tenue azzurro e candido biancore, corone di gigli che corrono lungo le pareti e le alte volte della ora chiesa, e poi di rose, queste dipinte soltanto sul soffitto dell’abside della chiesa. Ora si dà il caso che il motivo floreale che appare nella chiesa adranita sia il medesimo di quello che adorna le due colonne e il tetto della cappella scozzese di Rosslyn di proprietà della nobile famiglia dei Sinclar. La famiglia scozzese, come si ricorderà anche per quella degli (O) Spitaleri di Adrano, aveva preso parte alla prima crociata per la riconquista del Santo Sepolcro. Dalla Terra Santa, come già detto, nei primi anni dell’anno mille e cento, aveva preso vita il nuovo Ordine dei Templari. I Templari, una volta costituitosi in ordine monastico cavalleresco, in Terra Santa avevano ricavato la loro sede in una stanza del distrutto Tempio di Salomone. Come si evince attraverso la lettura dell’Antico Testamento, Il giglio e la rosa si trovavano raffigurati nelle due colonne di Boaz e Iachin poste rispettivamente a sinistra e a destra dell’ingresso del tempio di Salomone a Gerusalemme. Il giglio domina, come elemento decorativo, ovunque all’interno del salomonico tempio così come domina all’interno della chiesa adranita. Ma ora, alcune associazioni che porremo all’attenzione del lettore, faranno comprendere quanto intricati fossero i rapporti tra civiltà così distanti tra loro e quanto intensa fosse la mobilità nel mondo antico.
La cappella di Rosslyn venne costruita in Scozia un secolo dopo il rogo del gran maestro templare Jacques de Molay avvenuto nel 1314; la costruzione della “possibile” cappella dei Nobili Bianchi oggi chiesa di S. Agostino in Adrano, dovrebbe porsi agli inizi del ‘500, ma la compagnia si era già costituita sul territorio italiano subito dopo lo scioglimento dell’ Ordine dei Templari. Infatti, a Firenze essa appare già nel 1375 e il simbolo di Firenze è il giglio. L’ addebito della costruzione adranita – o riadattamento della cappella-, alla confraternita dei filantropi Nobili Bianchi, si rende compatibile con le finalità che la stessa si era proposte : curare gli ammalati, dare una degna sepoltura agli indigenti, soccorrere i poveri ecc. Pertanto, a tal fine, la Compagnia si propose di edificare l’ospedale annesso alla su detta cappella, il quale, ancora oggi, oltre cinque secoli dopo, assolve al medesimo compito. In altra sede accenneremo ad altri riferimenti che uniscono la città di Adrano alla Scozia, come per esempio il castello di Threave.
Ma torniamo ai Templari e al Tempio di Salomone la cui costruzione ebbe inizio nel 961 a.C. grazie all’impegno e alle ingenti risorse economiche e di uomini, profuse dal terzo re di Gerusalemme, che con quella costruzione aveva voluto saldare il debito contratto dal padre Davide nei confronti della divinità. Infatti, Davide, non potendo ottemperare alla promessa di costruire il tempio che avrebbe dovuto ospitare l’arca dell’alleanza, sul letto di morte consegna al figlio Salomone il progetto del futuro tempio fornendogli le misure per la sua realizzazione, misure che egli aveva ricevuto direttamente dalla divinità (edilizia sacra?). Davide, l’ideatore del progetto, aveva origini ittite, come abbiamo ipotizzato nel saggio “Il paganesimo di Gesù”, e soleva sacrificare alle divinità pagane; il figlio Salomone ne aveva continuato la tradizione, come si evince in I Re, 11,4-8. Tra le divinità pagane a cui i re israeliti prestavano culto, Salomone sembrava essere stato particolarmente devoto a Ishtar o Astarte, la dea Inanna dei Sumeri.
Ora, si dà il caso che le rose che troviamo raffigurate sul soffitto dell’abside della cappella adranita, su quello scozzese, nelle colonne sia scozzesi che del tempio di Salomone a Gerusalemme (nel A. T. : I Re, 6,18 si fa cenno a ghirlande di fiori; e inoltre in 7,20 si afferma che ghirlande di gigli adornavano l’interno del tempio, non possono perciò passare inosservate le ghirlande di gigli dipinte sulle pareti della chiesa adranita), erano sacre a Ishtar. Ci chiediamo: i cavalieri dell’Ordine del Tempio avrebbero appreso (o recuperato) le loro conoscenze esoteriche presso il tempio di Salomone e ne avrebbero poi esportato il simbolismo? La risposta sembrerebbe affermativa se teniamo conto che le costruzioni che Federico II avrebbe successivamente fatto erigere, una fra le tante il castello del Monte, sono infatti opere definite dagli studiosi libri di pietra (il parallelismo con il tempio di Gerusalemme le cui misure erano state dettate a Davide dalla divinità, è pertanto dovuto. Particolarmente significativo è il riferimento al numero otto – I Re, 6, 38; 7,10).
La corrispondenza epistolare intercorsa tra l’imperatore tedesco e l’emiro Al’Kamil, basata spesso sulla disquisizione filosofica e metafisica, farebbe presupporre che, sia l’islamismo esoterico (il sufismo) che quello occidentale, siano debitori ai segreti celati in Terra Santa. Ma ritornando sulle possibili origini etniche del terzo re di Gerusalemme Salomone, che non era Ebreo, va notato che non lo erano Baldovino né i suoi eredi, né Al’Kamil, né il tedesco Federico II e molti altri. Avendo notato che l’investitura/iniziazione di Saul, primo re di Israele era stata possibile soltanto dopo che il re aveva superato le prove a cui era stato sottoposto dal sacerdote Samuele; ci chiediamo se ancora al tempo di Federico, in Terra Santa, esistesse una corrente sotterranea esoterica (seguendo le speculazioni dell’esoterista Rene’ Guenon sembrerebbe che essa esistesse ancora fino al suo tempo, anzi pare che egli stesso fosse stato iniziato) che imponeva ai re di Gerusalemme, per diventare tali, una iniziazione ai misteri. Se così fosse si spiegherebbe il motivo per cui i rapporti tra Al’Kamil e Federico, che sembrano riproporre quelli ottimi intercorsi due millenni prima tra il fenicio re di Tiro Hiram e Salomone, fossero più che cordiali, fraterni. È infatti possibile che tra i due re si fosse instaurato quel legame spirituale infuso attraverso l’iniziazione, che successivamente avrebbe fatto chiamare fratelli gli appartenenti alla massoneria (ufficialmente costituita nel 1717). Si noti che anche la massoneria affonda nel tempio di Gerusalemme e nel sigillo di Salomone, le proprie radici e Adrano fino al XIX secolo vantava ben 4 logge massoniche: Figli dell’Etna; Barone Guzzardi; Rinnovamento e Levana, come emerge dalle ricerche dello storico adranita A. Montalto, La costruzione del tempio di Salomone, così come descritta in Re, 6, sembra aver costituito l’esempio di un modello di edilizia sacra basata sulle proporzioni, sui numeri, sull’armonia, che fu di riferimento anche per Castel del Monte. Entrambi gli edifici sono ricchi di simboli numerici tra i quali appare il numero otto. Le conoscenze a cui facciamo cenno non cessarono mai di operare nel territorio adranita, sede di forze primordiali. A questo proposito è importante ricordare ai nostri affezionati lettori, le colonne ottagonali provenienti dalla città sicula del Mendolito presso Adrano, databili all’ VIII sec. a. C. e le quattro logge massoniche che, ultime, continuarono a trasmettere una tradizione plurimillenaria. Successivamente le pratiche esoteriche esercitate nella loggia massonica nata per prima in Inghilterra, patria di Isabella moglie di Federico II, sarebbero state definite “di rito scozzese”. Ma della Gerusalemme dei Re abbiamo sufficientemente disquisito nel citato saggio, in questa sede concluderemo il nostro excursus affermando che, il simbolismo templare di provenienza Palestinese, in realtà deriva da altre coordinate geografiche e da ere cronologicamente incommensurabili e che il Medioevo rappresentò soltanto un momento congiunturale in cui determinate forze esogene si ripresentarono prepotentemente.
Ad majora.

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