La pietra Neolitica della Valle delle Muse e l’ignavia degli Accademici


Non Ninfe, né Muse vidi oggi bagnarsi nel divino fiume, sebbene udii le prime ridere beffarde quando mi videro cadervi bagnandomi fino alle ginocchia, tradito dalla instabilità di un sasso al quale fiducioso affidai il piede veloce; e le seconde intonar carmi accompagnate dalla musica del frusciar dei folti canneti; ma Lui in persona mi guidò, Lui, il dio cornuto, il Signore della natura e della fertilità: Pan. Vidi uno delle sue due corna di capra sbucar da sopra l’aureo flysch numidico, alito della primordiale forza tellurica, certamente Lui, dietro di esso doveva esser nascosto, non amano, gli dèi, lasciarsi vedere alla luce del sole. Udii però, attraverso il suono scrosciante dei flutti le sue parole rassicuranti circa la pietra che mi accingevo a visitare, temevo infatti che il fiume, con le sue lusinghe, accarezzando dolcemente con le sue fluenti acque, giorno dopo giorno, ne cancellasse i silenti e pur loquaci solchi. “Non temere! O uomo” mi sussurrò, “non deluderemo chi crede ancora in noi, da due millenni, da quando ci dichiararono falsi numi, coloro che vengono qui hanno in spregio la natura: distruggono e sporcano, eppur non li puniamo poiché, in fondo, loro si infliggono da sé medesimi la giusta punizione, la natura restituisce infatti in misura doppia ciò che riceve, perciò tu stai ben certo che custodiremo la tua amata pietra, essa si trova ora in secco, al sicuro! Il fiume, ti garantisco, non cancellerà il messaggio che essa custodisce nei suoi solchi”. Continuando con tono di ammonimento disse:” bada però, se la siccità salva la tua pietra dalla violenza delle acque è pur vero che nuocera’ agli agricoltori, gli dèi non possono accontentare tutti! Perciò ad ognuno il suo. Se Adranoantica recrimina la sua pietra tuoni dunque contro gli ignavi che potrebbero salvarla dallo sfaldamento crudele, eserciti il controllo là dove è giusto che avvenga, posi il suo sguardo là dove nessuno osa guardare”. Così concluse il dio con le corna di capra mentre io giunto ormai sul luogo, ammiravo solitario dell’aura pietra i lebili solchi che una mano certa, guidata da un nume, millenni fa traccio’ perché qualcuno oggi capisse.
Ad maiora.

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